Pubblicato il: 27/08/2022
Categoria: mindfulness
Pensate che lo stress sia una “malattia” moderna che coinvolge prettamente l’essere umano?
Sbagliato.
Non siamo la prima specie ad affrontare lo stress, anche se forse siamo la prima specie che ha permesso allo stress di trasformarsi in malattia.
Se pensiamo ad una preda (volpe, lepre...) possiamo facilmente immaginare quanto possa essere sottoposta quotidianamente a fattori di stress: predatori, sopravvivenza, cibo, riproduzione) eppure riesce a far fronte a tutto e ad essere pure felice.
Mentre noi esseri umani, con i nostri stili di vita apparentemente più facili e addomesticati, sviluppiamo ulcere, malattie cardiache, ipertensione, disturbi del sistema nervoso centrale e debilitanti livelli di depressione.
Perché?
La risposta breve è che diversi tipi di stress causano diversi tipi di risposte allo stress.
C'è una grande differenza tra lo stress occasionale, il tipo che una lepre sperimenta periodicamente quando è inseguito da un predatore, e lo stress cronico, il tipo che sperimentiamo, per esempio, quando ci preoccupiamo incessantemente di sbarcare il lunario.
Robert Sapolsky nel suo libro “Perché alle zebre non viene l’ulcera” lo spiega bene, evidenzia proprio come, a differenza degli esseri umani, la maggior parte degli animali selvatici non sembra soffrire di stress cronico.
La motivazione è da ricercarsi nella saggezza e lungimiranza di Madre Natura: una risposta fisiologica così sarebbe dannosa perché porterebbe alla mancanza di adattamento quindi semplicemente non sarebbe stata selezionata per tutta l'evoluzione.
Lo stress occasionale acuto è un'altra storia.
In realtà è vantaggioso. Accende il sistema nervoso simpatico, innesca la risposta di “combatti o fuggi” e prepara il corpo all'azione aumentando la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca e respiratoria.
È un processo complesso che stimola la ghiandola surrenale per secernere il cortisolo, l’ormone dello stress, direttamente nel nostro flusso sanguigno.
Il cortisolo ha moltissime funzioni nel nostro cervello: dal miglioramento della memoria, al rafforzamento del sistema immunitario, all'abbassamento della sensibilità al dolore.
In alcuni studi di laboratorio, è stato anche dimostrato che una risposta acuta allo stress aumenta il numero di neuroni nei ratti adolescenti.
Questo lato benefico dello stress è stato rilevato per decenni.
Si deve allo scienziato Hans Selye il merito di aver coniato il termine stress negli anni '30, descrivendo la risposta allo stress come "sindrome generale di adattamento." cioè quella risposta che l'organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di molteplici fattori di stress, quali stimoli fisici (ad es. fatica), mentali (ad es. impegno lavorativo), sociali o ambientali (ad es. obblighi o richieste dell'ambiente sociale).
Gli studiosi ritengono che questa risposta adattiva allo stress in natura, si sia probabilmente dovuta ad un ambiente esterno fisicamente impegnativo (p.e: evitare gli attacchi di animali selvatici).
Nell’essere umano, al contrario, molte delle nostre minacce sono di natura interna e psicologica.
Non sono dovute tanto alla nostra incapacità di affrontare le sfide dell'ambiente, ma alla nostra incapacità di soddisfare i nostri desideri.
La gestione di questo tipo di stress è altamente soggettiva.
Quando in gioco c’è qualcosa di importante a cui teniamo molto, il modo in cui viene contestualizzato nella nostra mente influisce profondamente sulla risposta del nostro corpo.
Ciò che per qualcuno può rappresentare un fattore di stress cronico debilitante, può essere semplicemente un fastidio ignorabile o un elemento motivante per un'altra persona.
Un atteggiamento negativo è direttamente proporzionale ai livelli elevati di cortisolo, più rispondiamo negativamente allo stress più si alza il cortisolo e il cortisolo costantemente alto può indebolire il sistema immunitario, aumentare la pressione sanguigna e causare ipertensione, infarti e persino la morte.
Lo studio dell’impatto dello stress sugli animali è davvero un campo ampio e senza una regola costante, si è dimostrato che la risposta cambia a seconda della specie e di altri fattori ambientali.
Di sicuro è noto il fatto che gli unici animali a soffrire di stress cronico sono quelli rinchiusi nei laboratori e nelle gabbie degli zoo.
Cercando di comprendere quali possano essere le cause primarie di questa difformità nella tipologia di stress tra animali ed esseri umani, la prima cosa che salta all’occhio è l’habitat: i primi vivono nei grandi spazi aperti mentre la stragrande maggioranza degli esseri umani trascorre il 90% della giornata al chiuso.
Rimanere “al riparo” ci protegge si dai predatori e dalle intemperie, ma ci priva anche di tutti i più grandi benefici per la salute che la luce solare esterna, il cielo, l'aria fresca, il suolo, l'acqua, gli odori e i suoni possono offrire.
La luce solare gioca un ruolo importante nello sviluppo del nostro bulbo oculare.
Con un'esposizione insufficiente, i nostri bulbi oculari si allungano rendendoci suscettibili alla miopia. La luce solare, in quantità non cancerose, aumenta la produzione di vitamina D e i livelli di serotonina che migliorano positivamente l'umore.
Quando camminiamo in un bosco, possiamo respirare oli essenziali nell'aria rilasciati dagli alberi che possono aumentare il nostro numero di cellule killer naturali, un tipo di globuli bianchi che possono rafforzare le risposte a tumori e virus.
Stare all'aperto in un ambiente ricco di biodiversità può anche avere un impatto positivo sul nostro sistema di microrganismi interno e sulla resistenza alle sostanze che creano allergie.
Ascoltare suoni naturali come il canto degli uccelli o il movimento dell'acqua può aumentare la nostra capacità di riprenderci da eventi stressanti e interventi chirurgici.
Il semplice atto di guardare un panorama naturale può rilassare e ripristinare la nostra concentrazione.
Tutto questo ovviamente non può essere applicato in quelle situazioni in cui le persone sono impossibilitate ad avere contatti con l’esterno come i detenuti, le persone ricoverate in ospedale o immobilizzate in casa a causa di malattie.
In questi casi però vengono in aiuto le risorse digitali come video o musiche diffusi nell’ambiente.
Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha potuto verificare come far vedere anche solo un ora al giorno dei video di paesaggi naturali a detenuti in isolamento, ha ridotto del 26% i tassi di ricorsi disciplinari nel corso di un anno. Questi risultati hanno incoraggiato le istituzioni di correzione negli Stati Uniti a prendere in considerazione l'adozione di risorse di natura tecnologica simili nelle loro strutture.
Chi invece può muoversi liberamente senza costrizioni, dovrebbe davvero sfruttare le risorse offerte dalla natura e, in periodo di stress, dovrebbe uscire e fare due passi all’aria aperta prendendolo proprio come un vero e proprio deterrente dello stress, un po’ come fosse un antico richiamo del mondo naturale a riconnettersi ad esso.
Sempre più ricercatori stanno dimostrando come guardare gli spazi verdi e blu del nostro pianeta, prendere un po' di sole sulla nostra pelle, respirare aria fresca nei nostri polmoni e sentire la terra o la sabbia sotto i nostri piedi può agire come una terapia universale.
Uscire all’aria aperta può davvero riconnetterci ad un mondo antico che ci era così familiare un tempo e che faremmo bene a ri-conoscere ancora oggi.
Gli esempi potrebbero essere davvero infiniti, ma questi possono bastare per comprendere che la natura ha gestito e gestisce da sempre le risposte ai più svariati fattori di stress e può quindi essere d’aiuto anche per l’essere umano comprenderne le dinamiche o anche solo semplicemente usufruire dei suoi benefici.
Scrivere è una passione. Ho sempre scritto da che ho memoria, poesie, temi e canzoni quando ero piccola e poi i copioni per il teatro e poi i racconti nel mio primo blog e i pensieri su Facebook... non smetto mai. Scrivo anche quando fisicamente non lo faccio.
Scrivere è terapeutico, è sviscerare i tuoi pensieri più profondi, dargli vita vestendoli di parole e sperare di regalare emozioni a chi poi li leggerà.
Che se poi fosse un sorriso, sarebbe il più grande successo a cui aspirare!